Cantato, pregato, dichiarato. Da sempre l’amore è oggetto dell’attenzione dell’uomo. Anzi, in verità, l’amore è l’unica cosa che cerchiamo e di cui abbiamo realmente bisogno. E la sua mancanza è la radice di ogni conflitto: personale, familiare e addirittura mondiale. Sì, perché se ogni individuo godesse pienamente della porzione d’amore per cui è stato creato, nessuno si prenderebbe il fastidio di far battaglia ad altri. Li amerebbe e basta!
Bisognosi dunque di amore, ricercatori appassionati, difficilmente lo incontriamo nella sua essenza più autentica, nella sua verità e purezza. Parliamo dell’amore gratuito, quello che gode solo di amare e di essere amato. Quell’amore che libera perché non ti chiede di essere diverso da te stesso per sentirti amato. Quell’amore che appaga, perché ti viene incontro per primo e non ti costringe a diventarne mendicante. Quell’amore che, in sostanza, nutre l’insopprimibile bisogno annidato nell’uomo e smorza l’assalto di diversi, nocivi, appetiti.
Più o meno coscienti di questo profondo anelito, consumiamo la nostra esistenza ad attenderlo e a sperarlo, a rincorrerlo e talvolta a pretenderlo. Qualcuno addirittura si svende per pochi spiccioli pur di assicurarsi una carezza - per quanto impastata di egoismo e squallido vantaggio.
Ma cosa cerchiamo veramente: un sentimento? Una sensazione? Il piacere di un momento? Ci siamo mai chiesti che forse dovremmo occuparci di CHI cercare e non di cosa trovare? Giacché l’amore non è un’energia percepibile dai nostri sensi, ma una persona viva e vera.
“Dio è amore” scriveva s. Giovanni (1Gv 4,8). È da qui che occorre partire e qui anche arrivare - il punto di approdo per ritrovare finalmente quello che con tutto noi stessi andiamo cercando: Dio-persona, un essere cosciente e libero che entra direttamente in relazione con noi e si comunica. Non più, quindi, l’amore come frutto di relazione, ma l’Amore come soggetto e oggetto della relazione stessa.
Capito questo inevitabilmente tutto cambia, poiché conosceremo con esattezza i tempi e i luoghi dove incontrarlo: l’Eterno nel nostro tempo, l’Infinito nel nostro spazio. Egli si propone a noi in mille modi, conosciuti e sconosciuti. Sempre nuovo eppurecostantemente fedele a se stesso. È amore vivo nella Scrittura. Amore operante nei sacramenti. Amore unico e originale nella storia di ogni uomo, al quale Egli si adatta per corrispondere con minuzia al più piccolo bisogno. E si fa riconoscere perché nessuno rimane indifferente al suo tocco che riscalda, vivifica e trasforma.
Una persona, perciò, l’Amore: libera di andare e di venire, di nascondersi e di lasciarsi trovare. Autonomo nelle sue iniziative e tuttavia disarmato di fronte al nostro cuore supplice. Un’attrazione irresistibile, che lo rende prigioniero inerme delle nostre attese.
È questo il senso dell’Avvento che sta per cominciare: l’attesa di un incontro con quello che bramiamo - l’Amore fatto bambino, piccolo al punto da entrare in ognuno di noi e trasformarci in sua culla, in sua capanna, in suo tempio e tabernacolo per poter essere realmente l’Emanuele.
In questo tempo santo, nella speranza germoglia una certezza: a Natale l’Amore nasce. Senza dubbio. Ma noi potremo accoglierlo solo se, come i pastori, ne ascoltiamo l’annuncio. Potremo amarlo se come Maria ci lasciamo coinvolgere; ma anche sconvolgere nei nostri progetti. Sapremo custodirlo se come Giuseppe lasciamo la regola per ascoltare lo Spirito. Sapremo adorarlo se come i Magi accettiamo di lasciare i nostri regni per chinarci sulla sua povertà.
Egli allora entrerà nella nostra vita e ne farà sua dimora. Noi troveremo pace e quiete, nella sicurezza di essere amati dall’Amore stesso, che non ci abbandona, non ci tradisce, non ci ricatta, ma continua a ripeterci: “Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente. Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore, si rallegrerà per te con grida di gioia, come nei giorni di festa” (Sof 3,17).